venerdì 6 marzo 2009

Di viaggi esotici, re girovaghi, buoni selvaggi e sogni d'esilio

Chiedo scusa agli amici felini per il mio prolungato silenzio, ma la scorsa settimana la mia protesi umana si è improvvisamente imbarcata per un lungo viaggio distensivo che ha toccato diversi continenti. Purtroppo la penuria di altre menti semplici in famiglia mi ha lasciato senza esecutori materiali dei miei comandi telepatici, quindi a bocca chiusa.

Come spiegavo l'ultima volta, il carattere positivista e un po' dionisiaco del mio coinquilino è incompatibile con l'aria menagrama che da qualche tempo spira in Italia. Questo lo costringe a pellegrinaggi in terre esotiche sempre più rare nel mondo globale, là dove la cosiddetta civiltà non ha ancora cancellato gli istinti primitivi dell'homo sapiens irretendolo in una maglia di doveri innaturali.

Ieri sera si è presentato fresco fresco al ritorno dal suo viaggio in Africa con un doppiopetto sahariano, un'abbronzatura da fare invidia al presidente americano e la capigliatura sintetica piena di granelli di sabbia. "Sono del deserto", ha rivelato orgogliosamente, piegando la sommità del capo verso me e la sua consorte, che eravamo in silenzio sul divano. Io vi ho intravisto solo qualcosa di simile a un tappetino per auto calpestato dopo una gita al mare.

Era molto su di giri e si è messo subito a raccontare del suo nuovo grande amico, un militare girovago libico che da quarant'anni vive in una tenda e da lì comanda una nazione. L'esaltazione lo ha preso in particolare al ricordo delle concubine del nomade, venti bellissime etère in costumi discinti, trascinandolo in una febbrile danza del ventre durata in tutto dieci secondi, cioè finché un colpo della strega non è intervenuto a rabbonirlo. Durante tutto il tempo, la consorte del mio amico guardava nel vuoto con espressione assente.

"Una terra da sogno", ha escalmato seduto sulla poltrona ortopedica, con stampato in volto lo stesso tenero sorriso fanciullesco che gli spunta quando legge le avventure di Salgari a fumetti. "Una terra ancora vergine, dove gli uomini sanno accontentarsi di ciò che il loro premier elargisce loro. Egli può decidere in piena libertà per il bene del popolo, senza dover sempre convincere delle sue ragioni la metà disfattista del paese. Là i giudici conoscono i propri limiti senza che glieli si debba spiegare con apposite leggi. Le televisioni sono libere come lo erano un tempo in Italia, prima che i comunisti le monopolizzassero. Il premier vive tutto l'anno in una tenda come se fosse in villeggiatura: non ha bisogno di rinchiudersi in una villa inespugnabile, dove stallieri di fiducia lo difendano da orde di giovani bolscevichi puzzoni, o da ammiratori meccanizzati. Le donne si comprano coi cammelli anziché con gioielli e ministeri, e la squadra di calcio del premier vince tutti i campionati".

A quel punto sua moglie si è alzata e, senza dire una parola, si è dileguata in un angolo buio della casa. Io avevo una voglia matta di indurlo telepaticamente a collegarsi subito a internet per riprendere a scrivere sul mio blog, ma il maggiordomo era nei dintorni e sapevo che vedere il suo padrone usare il computer avrebbe causato al poverino, che è infartuato, lo stesso shock di vedere una scimmia pilotare un sommergibile nucleare.

"È un paese dall'economia florida", ha riattaccato, "perché la gente ha spirito imprenditoriale. Non sono piagnoni come gli Italiani. C'è la crisi? Ghe pensi mi, dice il Libico! Invece qui tutti a chiudere fabbriche, perché i signori lavoratori vogliono i contratti in regola. No, in Libia è tutto sommerso, e senza tasse, e l'economia vola. Devo parlarne ancora al Giulietto. Ma quello lì è più difficile da convincere di Ancelotti."

Il monologo è durato svariati minuti, nei quali ho potuto concedermi pisolini multipli anche grazie alla monotonia del suo salmodiare brianzolo, quando improvvisamente alcune parole mi hanno risvegliato. "Eh sì, la sapeva lunga il mio amico Bettino, quando ha lasciato questo paese per andare in nordafrica. Ah, al colonnello gliel'ho già detto: se qui vanno su ancora una volta i comunisti, io non mi rimetto più a comprargli i senatori con seggi e ballerine. Ormai ciò un'età in cui si fa il nonno. E allora si va tutti in Libia. Ho già in mente una tenda a quattordici piani, con un mausoleo dentro, vicino alle piramidi. Eh, cosa ne dici gatto? A un gatto nudo come te che soffre il freddo, il caldo del deserto farebbe solo bene!"

Io mi sono visto a condividere un abbeveratoio con un dromedario e non ho potuto più resistere: l'ho zittito telepaticamente e gli ho rimosso tutti i collegamenti neuronali che associavano la fuga dall'Italia alla Libia. Ora quando vaneggia di espatri pensa più che altro alla costa azzurra. Ma la fascinazione per la Libia e il suo leader errante non l'ha abbandonato. Oggi, rinfrancato dall'ottimismo del beduino, ha fatto la sua ricomparsa nel paese dei disoccupati rilanciando l'idea grandiosa del ponte sullo stretto. Uno screening telepatico mi ha rivelato che sta già meditando un ponte tra Lampedusa e Tripoli.

4 commenti:

  1. Il Ponte sullo Stretto... un'idea davvero grandiosa!!!
    Pensate, permetterebbe a tutti noi, gatti calabresi di:



    - raggiungere in un attimo la sponda siciliana senza dover aspettare ore per intrufolarsi furtivamente in un

    traghetto, con il rischio di fare un pericoloso quanto letale bagno nelle acque turbinose di

    Scilla e Cariddi



    - assistere al derby dello stretto Catania - Reggina senza dover sopportare l'umana follia distruttiva

    che permette ogni anno di colare quasi a picco il traghetto dei supporters



    - andare a rimorchiare le gatte catanesi il sabato sera per portarle a fare l'amore sulle spiagge di Taormina fino a

    mattina inoltrata



    E voglimo parlare poi dei notissimi vantaggi ambientali

    (http://www.nopontestrettomessina.it/index.php?Itemid=35&id=20&option=com_content&task=view)?! Ma noooo! Non c'è

    paragone!



    Il Ponte sullo Stretto (http://www.ilpontesullostretto.it/ponte.htm) non è solo una buona idea, ma un

    doveroso atto verso l'intero ecosistema bipede, quadrupede... inssomma... multipede!

    Tu, caro Felino, ne sai mica nulla?!

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  2. Cara Tigrella, bentornata! Ti avevamo lasciato core felino trapassato anni prima oltre le mura dell'urbe e ora ti ritroviamo sciupamicie calabrese che fa la spola sui traghetti dello stretto? Sono gli scherzi della metempsicosi o c'è da temere una contaminazione telepatica con la mente semplice del tuo coinquilino?

    Comunque ti devo deludere, non ne so molto. Il calcio, come altri giochi umani, mi annoia. Preferisco la caccia al topo o l'esercizio telepatico sul mio convivente. Quanto alle gattine, ormai ho un'età in cui alle avventure romantiche oltremare preferisco il rapporto platonico con Frida. Forse un paio delle pillole blu del mio compagno potrebbe destare in me la stessa sua illusione di essere un giovinetto ancora capace di far fremere
    le donne dei ministri o
    le ministre. Ma come dicevo qualche post fa, alle illusioni d'eternità preferisco un sincero rapporto con la mia età e le mie rughe. A presto!

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  3. Deludermi?! Ma certo che no caro il mio felino! Semmai rimango un poco sorpreso dalla tua simbiosi avanzata con il tuo sempliciótto telepatico, al punto tale che non ricordi che noi, tra i maggiori rappresentanti quadrupedi della razza felina appunto, possediamo 7 vite, e mai nessuna di queste è uguale all'altra.

    Non era certo il calcio il tema fondamentale della mia digressione, quanto la prospettiva, chissá poi quanto lontana, di vivere l'ennesima alba della rovina ambientale del nostro delicato ecosistema...
    A noi felini, in fondo, essere traghettati da una parte all'altra dello Stretto, non dispiace affatto! Basta solo che si resti... all'asciutto!

    Riguardati felino! Non sai che a noi, le rughe, non si vedono mai?! È forse per questo che nessuno sa quale sia, tra le 7, la vita che stiamo attualmente vivendo... o se, addirittura, ce ne siano molte di piú!

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  4. Cara Tigrella, io non ho memoria di nessun'altra vita, ma alla storia delle 7 vite ho sempre creduto volentieri. Quanto alle rughe, purtroppo le mie si vedono eccome, e fin da quando sono nato! Invano ho cercato di convincere telepaticamente il mio coinquilino a portarmi dal suo tricologo di fiducia per un trapianto.

    Mi considererai un gatto individualista e pantofolaio, ma il mio ecosistema è la casa in cui vivo e al massimo i giardinetti che la circondano, e su tutto questo l'impatto ambientale del ponte sarebbe zero. Piuttosto mi chiedo perché i bibedi italici accettino di buona grazia che il mio compagno usi i pochi soldi che sono loro rimasti in tasca per sfidare gli emiri di Dubai in una partita di Lego su grande scala. Ma questi sono problemi umani.

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