venerdì 13 marzo 2009

Di felini in ansia, dotte dominatrici, identità anonime e manager in reggipetto

La comunità degli internauti felini è in subbuglio. A scatenare l'agitazione è la proposta di una compagna di ideali libertari e di chirurghi plastici del mio coinquilino, un'animatrice del dopolavoro di Montecitorio specializzata nel ruolo di domina. È una signora la cui vasta cultura spazia dalla fisica delle particelle alla legislazione su internet, materia sulla quale si è affacciata da poco ma che grazie al suo eclettismo e a consulenti segreti ha già domato.

L'idea consiste nel vietare "l'immissione nella rete di contenuti in qualsiasi forma (testuale, sonora, audiovisiva) in maniera anonima". Improvvisamente i gatti cibernauti si trovano a dover rispondere alle domande esistenziali sull'identità poste dalla Domina, mentre la maggior parte degli esseri umani resta convinta che nessun animale tranne l'uomo sia capace di autocoscienza. Ci fronteggia dunque un tranello farisaico: se continuiamo a firmarci come gatti non veniamo creduti dagli scettici a due zampe e ci attiriamo l'accusa di nasconderci dietro a personaggi da fiaba; se invece ci inventiamo un'identità umana, o magari prendiamo a prestito quella dei nostri medium dalla mente semplice, siamo perseguibili per falsa dichiarazione o impostura.

Inoltre alcuni gatti si sono conquistati un'invidiabile posizione sulla rete sfruttando l'anonimato e spacciandosi per esseri umani. Che accadrebbe a questi profeti dell'era moderna, titolari di blog frequentatissimi, se si scoprisse che sono solo mici indifesi? E che accadrebbe ai loro appassionati lettori umani, molti dei quali hanno già compiuto drastiche scelte di vita ascoltandone i consigli pubblicati sui loro siti, e hanno gettato gli abiti da manager per andare a fare chi la drag queen in Australia, chi il venditore di noccioline in Madagascar? Insomma, c'è il pericolo che dallo scudiscio legislativo della Dominatrix si scateni un terremoto.

I gatti più pragmatici disdegnano queste speculazioni filosofico-giuridiche e si concentrano sul problema tecnico: come si può certificare l'identità di chi interagisce in rete? L'indirizzo IP non è sufficiente, perché è utilizzabile da più persone, anche da centinaia nel caso degli internet point. Forse la signora in guêpière e i suoi consulenti in latex hanno in mente una banca dati contenente l'identità di tutti gli utenti di internet? E dove sarebbe posto il portale dove il cerbero ministeriale vigila affinché entri solo chi ha un'identità certificabile? Questi gatti Tech-Freak concludono che l'idea è inattuabile e liquidano con sufficienza le paure di tanti loro simili.

Per quanto mi riguarda, non mi faccio condizionare: continuerò a firmarmi con la mia nuda faccia e l'anonimo titolo di Felino, dato che il nome ufficiale che la mia host family mi ha appioppato è un capolavoro di idiozia non pubblicabile. Se poi la Domina avrà qualcosa da obiettare, potrà vedersela col capobranco di famiglia. A lui le donnine agguerrite sono sempre piaciute.

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