lunedì 7 dicembre 2009

Papi sotto assedio

Settimana intensissima, questa, col mio convivente che è apparso e scomparso dalla casa come un vecchio fantasma dolente, spinto da un'ansia di fuga da tutto e da tutti. Almeno prima c'erano le mercenarine a escortarlo pazienti nei nostalgici voli a ritroso della sua demenza senile, e le serate passate a sgranare rosari di foto di Bush e a macerarsi coi video delle sue barzellette ufficiali ai vertici del mondo agivano su di lui come un calmante. Ora invece che si è imposto una condotta morigerata in patria (anche per evitare che la stampa comunista inculchi nel giudice che si occupa del suo divorzio il fantasiosissimo teorema che lui sia un puttaniere), non gli resta che sfogare i suoi idraulici ardori menando la pompetta all'estero.

E infatti questa settimana di passione è incominciata con il viaggio in Bielorussia, che per il suo orologio mentale fermo al 1963 deve essere ancora meta di un turismo sessuale a buon mercato. Per fortuna a casa nostra si trovava il varano, per adempiere gli obblighi sociali di accompagnamento anziani megalomani nei quali gli sono stati commutati gli ultimi mesi di pena. È stato lui che, vedendo papi dimenare furiosamente i lombi nel tentativo di chiudere una valigia stracolma di penne biro su cui si era seduto, lo ha bloccato. "Ahó, te devi convince 'na bona vorta che 'sti cazzo de communisti nun ce stanno ppiù. Se so' convertiti tutti! È fi-ni-ta! E caccia 'sta penna che nun te serve a gnente! Portate du assegni piuttosto che tutto er monno è paese e li paradisi dell'este ando annavamo da ggiovani a scopà in cambio de du bbiro se li è magnati 'a globalizzazzione".

È crudele far rimpiombare un vecchio nostalgico nella realtà prosaica del giorno d'oggi; è addirittura sadico se nel farlo si usa il vernacolo. Ma, come dice il varano: "quanno ce vo' ce vo'". E così per la missione nella Russia Bianca papi è partito con la valigia vuota e il portafogli gonfio. Due giorni dopo avrebbe riportato a casa la stessa valigia ma zeppa di documenti ingialliti del KGB, cortesemente donatigli dal tiranno Lukaschenko, il post-comunista schifato da tutte le cancellerie del mondo ma leccato avidamente dal mio coinquilino, che a furia di lisciare Putin e Gheddafi ormai ha meno papille gustative di un esapode.

A dire il vero la notizia dell'importazione dei dossier comunisti aveva preceduto il ritorno del mio ancello domestico, mandando in fibrillazione più di un amico del PD. Telesina si era dovuto prendere un giorno a casa per sedare gli animi via telefono:


* DRIIIN *
- Pronto?
- ...
- Baffino, ciao! Come stai?
- ...
- Sí, Lukaschenko gli ha regalato qualche souvenir della guerra fredda, lo sai che lui fa raccolta di questo tipo di cimeli...
- ...
- Ma tu non ti preoccupare...
- ............
- ma sì lo so che sei giovane...
- .................................
- ma sì lo so che hai una carriera davanti...
- ...
- Ma cosa vuoi che venga ancora fuori dagli archivi ex-sovietici su di te? E poi lo sai che da quindici anni abbiamo in mano tutto quanto di più compromettente ti riguardi e non lo abbiamo mai tirato fuori...
- ...
- Ma certo, stai tranquillissimo! E salutami il mio nipotino. Di', hai visto che bell'intervista da statista che ha rilasciato! "Difendersi dai processi": mi ha fatto ricordare Andreotti giovane e mi sono venuti gli occhi umidi. L'ho sempre detto io che gli scorre sangue doroteo nelle vene! Ciao, caro. Forza Bersani. Ciao. Ciao.
* CLIC *

Sono poi seguite altre diciotto telefonate del genere. E per ciascuno di quegli amici stagionati dal difficile passato comunista, Telesina ha saputo trovare una parola giusta di rassicurazione. Alla fine si può dire che il viaggio all'est sia stato un successo, con un ricompattamento del fronte maggioranza-opposizione, e con quei reperti da guerra fredda che sono foraggio fresco per il quotidiano "Trent'anni fa" diretto da Citizen Bergum, specializzato in scandali del primo dopoguerra. Inoltre in Bielorussia il mio convivente ha potuto continuare la sua ricognizione nei possibili stati-sponda su cui rimbalzare qualora scattasse il piano B.

Ma al ritorno lo attendevano brutte sorprese. Per prima l'accusa di assolutismo mossagli dal suo nemico pubblico numero uno, e tutto solo perché papi di recente aveva rivelato di volersi fare un nuovo trapianto tricologico modello "re Sole". Quel tale è sempre troppo buono, troppo bello, troppo alto, con troppi capelli, più aplomb costituzionale del nonno svizzero di Napolitano, una famiglia normale e neanche un processo a carico: al mio nanesco convivente sembra una specie di marziano. Si è perfino convinto che voglia soffiargli il premio Nobel per la pace proprio quando lui è a un passo dal conquistarlo e ora che ha già fatto spazio in bacheca accanto ai trofei del Milan. Telesina per il momento lo ha convinto a una strategia bifronte: così lui fa mitragliare a salve il nemico dai suoi tre giornali e poi il giorno dopo li critica; in casa recita scene del film "L'esorcista" quando parla di lui coi suoi fedelissimi, poi si fa iniettare litri di botulino sotto pelle e se ne esce di casa con un sorriso indeformabile.

La seconda sorpresa è stato l'interrogatorio di Spatuzza. Per sentire la voce del pentito ha pure interrotto il consiglio dei ministri che aveva convocato apposta per saltare l'udienza al processo Mills. "Ma come", ha chiesto allibito a Ius Feratu, "com'è possibile che questo tizio sia arrivato a deporre in aula quando sapevamo da settimane cosa avrebbe detto?". Il diafano legifero ha modulato con cantilena lombardoveneta: "Ma noi ci siamo opposti in tribunaaale...". "Ma cosa me ne frega! Possibile che i caffè in carcere li si sapeva fare solo al tempo di Andreotti?". Il cereo leguleo è rimasto sconcertato dall'affermazione incongruente e ha provato a rispondere che lui su questo non ha competenza perché beve solo tè verde ma papi ha tirato fuori una Costituzione e Ius Feratu ha cacciato un urlo, si è trasformato in pipistrello ed è volato dritto nel suo studio a forma di bara.

La terza, devastante sorpresa, è stata la partecipazione di tante belle ragazze alla manifestazione No-B-Day. Per il mio convivente è stato come se gli fosse crollato il mondo addosso. Tutto il suo sistema di valori triangolare, sintetizzato in anni di pratiche esoteriche nella sua loggia massonica privata Postribolo 2 e basato sui vertici comunicanti DENARO - FIGA - TV, gli è sembrato evaporare in un momento. "Ma come..." chiedeva al televisore che rimandava poche immagini della marea viola, "tutte quelle gnocche... sono andate a manifestare gratis... e senza la minima copertura televisiva... contro di me? Io che adoro l'altra metà del cielo e sono un latin lover dal capello fluente e potrei coprirle di denaro e farle diventare veline o per lo meno ministre?". Poi si è ritirato in uno stato catalettico che per me è ottimo per fargli compiere azioni utili per via telepatica.

Lo ha risvegliato improvvidamente IQ, sputacchiandogli entusiasta una sua nuova scoperta in faccia: "Eufreka, eufrekfa", ha gridato agitando una foto che teneva in mano, "ciabbfiamo le prfove, ciabbfiamo le prfove che 'a mafia ce sta trfamando contrfo!". Papi lo ha guardato senza tradire aspettative. "Ahò guarfi qua pfreside", ha ripreso il pitagorico, mettendogli la foto sotto il naso, "se vede chfiaramente che Nicchi ciaveva 'a ferpa viola quanno l'amo arrestfato! Ahòf quello se ne stava annandfo a manifestà contrfo de noi!".

Per una volta IQ aveva fatto una scoperta bastevolmente intelligente per gli organi di comunicazione del mio coinquilino. E infatti è stata subito rilanciata dal tenebroso e luciferino mago di Az.