martedì 25 novembre 2008

Della felinità degli Italiani, di Anfitrioni di successo, ospiti felici e anime in estinzione

Tra noi gatti l'Italia ha giustamente fama di essere uno dei paesi più felini al mondo. Gli Italiani amano gli animali, sono cordiali e affettuosi verso i gatti (il detto sui vicentini dev'essere tutt'al più un retaggio di tempi di guerra o carestia) e sanno gustarsi la vita; sono per giunta abbastanza sedentari. Ma quello che li rende davvero simili ai felini è il loro pragmatico opportunismo.

Molti maschi umani in Italia scelgono la propria compagna secondo la sua predisposizione a provvedere all'alimentazione del nucleo familiare e alla cura della casa. Molte umane italiane d'altra parte selezionano il proprio compagno sulla base della sua disponibilità a trascorrere diverse ore al giorno fuori di casa, assicurando loro la necessaria indipendenza. Lo prediligono inoltre dotato di una buona fonte di reddito, per poter disporre del proprio tempo liberamente, senza doversi sottomettere alla semiviolontaria schiavitù che gli umani chiamano "lavoro".

La fase di svezzamento negli umani italiani si prolunga spesso ben oltre l'età matura: essi rinunciano a cercare una nuova casa e a formare una nuova famiglia pur di continuare a venir nutriti dalle loro madri nel luogo familiare della loro infanzia, mostrando una fedeltà agli affetti e ai luoghi che supera quella dei mici più coccolosi.

Stando così le cose, i miei amici della cat chat non dovrebbero stupirsi del successo del mio compagno in Italia. Egli, come posso confermare personalmente, è l'Anfitrione perfetto, l'ideale padrone di casa, nella quale non fa mai mancare niente. Molti Italiani, gattoni in nuce, vivrebbero volentieri al mio posto. Da quando ha annunciato attraverso i suoi programmi di voler fare dell'Italia casa sua, gli Italiani sono come impazziti. Per loro si è aperta la prospettiva di una cuccagna senza fine, cibo e divertimenti gratis, lunghi riposini diurni sul divano. E lo hanno portato in un trionfo che dura ancora oggi.

Certo resiste in Italia una minoranza curiosa di persone con una tristezza congenita, anime ascetiche che, avvolte in bandiere e striscioni come fossero sudari, si avventurano anche col maltempo sulle strade per protestare contro le promesse materiali del mio coinquilino in nome di astratti principi, anziché restarsene a casa al calduccio. C'è persino chi si dice pronto a rinunciare al cibo in cambio del rispetto di tali principi, negando in tal modo la propria natura, risultato di milioni d'anni di evoluzione alla caccia di nutrimento. Darwin li direbbe animali destinati all'estinzione.

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