sabato 13 dicembre 2008

Un giocatore coi baffi

A noi gatti, si sa, piace giocare. È un impulso irresistibile quello che ci fa spuntare gli artigli quando una pallina per casa improvvisamente si mette a rimbalzare o un nastro di stoffa a strisciare. Tutto è degno di una zampata, purché si muova. Sarà l'istinto del cacciatore che come un'energia esplosiva prende il sopravvento, anche quando ci rendiamo conto che l'obiettivo dell'attacco è lo stupido fantoccio inanimato di una preda vera. Certo non è la stessa cosa ma, come tutti gli animali domestici incluso l'uomo, anche noi viviamo di illusioni. La nostra consiste nel dimenticare la mano umana che agita il fantoccio, tira il nastro e lancia la palla. Non è un esercizio facile ma non siamo d'altra parte neanche la specie meno creativa del pianeta. Ci arrangiamo.

Il mio amico umano ci sa fare, inventa giochi divertenti, ha una mano lesta. Tanto lesta che non devo ricorrere a tutta la mia immaginazione per riuscire a non vederla. Ma io non sono l'unico che gioca volentieri con lui. Anzi, la sua arte di far giocare gli altri è molto apprezzata anche da esseri umani. Alcuni ne diventano addirittura dipendenti e lo cercano, lo sfidano per indurlo a tirare fuori una nuova palla o un nuovo nastro. Certo si tratta di individui particolari, giocatori naturali e totali: tipi che vivono per giocare e prendono la vita per un unico grande gioco. Soggetti che davvero la mano del burattinaio non la vedono più, anzi si rivoltano incanagliti contro chi tenta di indicargliela. L'importante è continuare a giocare.

C'è, fra gli altri, un compagno di giochi umano del mio coinquilino, che è davvero un giocatore superiore, uno di quelli che non rinuncerebbero mai a iniziare un nuovo gioco, purché debitamente provocati a farlo. Si può dire che sia un giocatore coi baffi, in senso metaforico e letterale. A differenza del mio compagno, che è un imprenditore, lui è un politico e la politica è il suo gioco. Il fatto che sia divenuto comunista a 9 anni, età in cui di solito si gioca ancora coi soldatini, la dice lunga sul suo rapporto ludico con le ideologie. E se è vero che si riesce bene in una cosa solo se ci si diverte a farla, il suo grande successo in politica dimostra che la sua carriera è davvero il suo passatempo preferito.

Il tipo di gioco che egli predilige è uno altamente complesso, possibilmente privo di utilità pratica ma in grado di procurare a chi lo gioca bene l'attestazione pubblica di un'intelligenza sopraffina. La visibilità delle sue mosse al gioco gli interessa più del potere che esse gli procurano; ma siccome il potere procura visibilità, anch'esso fatalmente finisce per interessarlo. Questo suo amore indiretto per il potere e la passione diretta per le brillanti evoluzioni della mente gli hanno permesso per lunghi anni di trovare appagamento fuori dai governi, rincorrendo traguardi senza premi istituzionali. È stata la sua fase decoubertiniana.

Ma il gioco è un vortice che gira sempre più in fretta e sempre più in alto, e ogni vero giocatore in definitiva gioca solo per lasciarvisi risucchiare. Per fortuna un destino benevolo volle porre, sulla strada di questo giocatore sempre più annoiato che cercava invano il grande vortice in piccoli girotondi, l'uomo della sua vita, il playmaker, il maestro di giochi, nella persona del mio amico dalla mente semplice. Dotato di una mente sì semplice ma anche molto pratica, egli si rese subito conto di ciò di cui questo signore amante delle sfide andava in cerca e, aiutato da un gruppo di freddi pokeristi, fenomeni circensi ed ex-croupier, si mise a inventare per lui i giochi più difficili che costui avesse mai conosciuto.

Il primo fu la Bicamerale, un gioco illusionistico a squadre capace di durare parecchi mesi, in cui la simulazione dei ruoli raggiunge una tale intensità da far perdere il senso della realtà ai suoi partecipanti senza bisogno di usare droghe. Quale ammirazione dovette provare il giocatore per questo capolavoro d'arte dissimulatoria, e quale riconoscenza per i suoi ideatori quando, dopo essere andato a letto una sera coi baffi di Richelieu, si risvegliò la mattina dopo con quelli dell'omino di sempre.

Ci voleva subito un altro gioco e l'entourage del mio amico elaborò per lui una variante della roulette russa: la pallottola del presidente. È un gioco per due persone. Uno interpreta il presidente di qualcosa; l'altro sceglie un evento estemporaneo e scarsamente prevedibile, avverandosi il quale il gioco finisce con le dimissioni del giocatore-presidente. L'evento estemporaneo, per analogia con la roulette russa, si chiama in gergo "la pallottola in canna", da cui il nome del gioco. Il baffino impersonò il ruolo di presidente del consiglio e il mio amico scelse come "pallottola in canna" il risultato delle elezioni regionali. Il partito del presidente perse e lui con fair play si dimise. Il giorno dopo telefonò al mio coinquilino per ringraziarlo dell'esilarante divertimento provato.

Nonostante poi negli anni successivi questo giocatore compulsivo esigesse sempre nuovi giochi, il mio amico era troppo occupato a curare i suoi affari per potersi dedicare al divertimento altrui, se si esclude me ovviamente. Soltanto avvicinandosi nuove elezioni, turbato dalla possibilità di dover badare ai suoi interessi personali da privato cittadino anziché da statista, il mio massaggiatore ideò per l’homo ludicus coi baffi una variante del famoso Monopoli, dove l’obiettivo era di scalare una banca. La nuova prova entusiasmò il giocatore, la cui passione rimarrà per sempre documentata in commoventi registrazioni telefoniche. Ma quel gioco durò poco, con grande frustrazione dell’aspirante banchiere, a causa degli onnipresenti giudici, da cui è perseguitato quasi quanto il mio amico.

Per solidarietà la think tank del mio compagno escogitò per lui un gioco nuovo e speciale, ispirato al genere dei videogiochi shoot’em all, con una venatura paranoide attestata dal titolo: Distruggi la sinistra prima che essa distrugga te. È un gioco che sta andando avanti da mesi con successo. Ogni tanto baffino chiama per raccontarci quanto si stia divertendo.

Nessun commento:

Posta un commento