domenica 26 luglio 2009

Di sexy-tapes, scheletri negli armadi, prove d'umiltà e ricordi d'infanzia

I gatti della cat chat mi chiedono da ogni angolo del mondo dei commenti sulle registrazioni fatte a casa nostra e pubblicate dall'Espresso. Vogliono sapere quanto c'è di vero. Io preferirei parlare d'altro, ma mi adeguo alla curiosità monotematica e sessuofobica dei mici stranieri. Avverto però che, dato che nel cervello del mio coinquilino al momento regna il caos più completo, come gli succede quando delle overdose di pillole blu non vengono sedate da un'apposita ginnastica inguinale, non posso mungergli informazioni per via telepatica. Inoltre io quella famosa sera non ero in casa, essendo stato portato via dagli energumeni della scorta. Posso quindi solo attenermi alla cronaca e offrire qualche commento in libertà, in attesa che le meningi di papi ritornino leggibili.

Incomincerò col dire che i D'Addario files stanno facendo più danni in casa delle carinerie diplomatiche di Gheddafi. Ancora non mi ero abituato al cammello in anticamera, il lezzoso dono del colonnello del deserto, quando ieri una squadra di trasportatori capitanata dal lugubre Ius-Feratu, ci ha scaricato un camion pieno di scheletri e teschi umani in soggiorno. In fretta e furia hanno poi stipato tutto negli armadi, svuotati da poco delle montagne di baby-doll neri taglia 42 che li riempivano fino a due settimane fa. Non mi è servito l'esame del carbonio 14 per capire che si trattava di quei poveri Fenici trafugati a Villa Certosa dal loro ultimo sonno, interrotto dalle rivelazioni dell'infiltrata a palazzo. Beato il libico a due gobbe che sa continuare a ruminare flemmatico anche di fronte a simili orrori.

Quello che mi ha sorpreso è stata la sommessa agitazione della gerarchia ecclesiastica dopo la pubblicazione delle registrazioni. In fondo ora tutti sanno che papi non usa il preservativo, segno evidente che è pro vita. Non avrebbero da rallegrarsene oltretevere? E poi anche il nipote illegittimo di Don Giussani, Forniconi, ha sottolineato con una pia risata la prova di humilitas che il mio coinquilino ha dato dichiarando coram populo di non essere un santo. Proprio lui, il papi re, il vicario di Rocco Siffredi con protesi prostatica che le folle additano come l'uomo della provvidenza. Quale modestia!

C'è chi insiste a dire che il mio convivente vada a prostitute per libidine personale. Ma negli audio clandestini lo si sente solo dare lezioni di politica internazionale e al più consigli di sessuologia digitale, mentre non lo si ode mai muggire un "uuh" o ragliare un "iih". E poi l'ha detto anche il suo amico intimo, Citizen Bergum, che senza prostata non c'è desiderio. E allora, mi chiedono gli indiscreti felini della cat chat, perché direbbe alle ragazze di aspettarlo sul lettone di Putin?

Ebbene, non va dimenticato che egli è un uomo generoso. E si è prefissato di far provare anche alla più scafata delle donnine allegre le stesse emozioni che proverebbe con "il proprio uomo". Come? Il segreto della sua protesi sono le punte intercambiabili di foggia e rigidezza diverse: a piuma d'oca, a baco da seta, a dito di pianista, a mano da pugile, a mazza da baseball e a piede di porco. Nel corso di una serata può arrivare a provarle tutte finché la bencapitata chiede venia. Di solito succede troppo tardi, e le più lamentano dolori la mattina successiva a colazione, come Patrizia.

Per quanto riguarda me, mi è restato il desiderio, dopo aver letto i testi delle registrazioni, di conoscere l'amica leccatrice del mio convivente. Chissà se è disponibile anche a lavoretti zoofili. Nonostante mi applichi quotidianamente alla deretanofania da anni, a nessun umano è mai venuto in mente di regalarmi almeno una volta la riminiscenza delle slinguatine con cui la mia mamma mi nettava l'ano da cucciolo. Diciamocelo pure, fra gatti adulti: farsi la toeletta da soli non è la stessa cosa.

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